giovedì 24 dicembre 2015

Tirreno - Adriatico 2016

mercoledì 9 Marzo: Lido di Camaiore (team time trial) 22.7km
giovedì 10 Marzo: Camaiore-Pomarance 207km
venerdì 11 marzo: Castelnuovo Val di Cecina–Montalto di Castro 176km
sabato 12 marzo: Montalto di Castro-Foligno 216km
domenica 13 marzo: Foligno-Monte San Vicino 178km
lunedì 14 marzo: Castelraimondo-Cepagatti 210km
martedì 15 marzo: San Benedetto del Tronto (individual time trial) 101.km.

giovedì 10 settembre 2015

Pantani era un dio

Gli scalatori sono uomini aeronautici, aerodinamici e anche un po' aerostatici, sono quelli che in salita si avvitano su loro stessi, si intrecciano con le bici, si sposano al paesaggio, sono anime solitarie, mistiche, sofferenti fino al dolore, disposti all'agonia, si sublimano con il dolore.
Scalare su due ruote è un regalo della natura, un'eredità della fame, una sfida alla legge di gravità, un bisogno inspiegabile, gli scalatori sono uomini soli.

dal libro di Marco Pastonesi "Pantani era un dio"

martedì 1 settembre 2015

Campo Imperatore "salita Marco Pantani"


io, Lorenzo e Antonio
Pantani - Gotti
L’ascesa verso i 2130 m di Campo Imperatore è stata ribattezzata “Salita Marco Pantani”, in ricordo dell’impresa del Pirata sulla montagna abruzzese al Giro d’Italia 1999, una tappa, quella del 22 maggio 1999, rimasta nel cuore e nella mente di ogni appassionato con la splendida azione di Pantani in una giornata di freddo e neve. Lungo i 30 km che portano da Fonte Cerreto a Campo Imperatore sono stati posizionati dei cartelli indicanti l’altitudine, il chilometraggio progressivo e il tempo di percorrenza impiegato dal Pirata. Ricordiamo che Marco terminò la formidabile ascesa con il tempo di 53’50” un bellissimo omaggio a Marco Pantani di una terra da sempre legata al mondo dei pedali.

venerdì 10 luglio 2015

Tour D'Ortles 04.07.2015





Passo Dello Stelvio

Passo Dello Stelvio





Per la sesta volta pedalo con l’obiettivo conquistare il Tour d’Ortles, una favolosa randonneé per camosci del pedale che prevede un itinerario ad anello da percorrere in senso antiorario, con partenza ed arrivo a Merano ed in cui si scalano il Passo dello Stelvio, il Passo Gavia, il Passo Tonale ed il Passo Palade, per un totale di 250 km e 5.500 m di dislivello.

Oltre a Riccardo già presente in altre occasioni, quest’anno ho coinvolto anche l’amico abruzzese Domenico ( Mimmo ), a cui più volte raccontai gesta e sensazioni percepite sulle alpi: per lui, sono zone ciclisticamente ancora inesplorate e le aspettative generate dai miei talvolta incalzanti racconti lo motivano stimolandone la fantasia.

Certo è che la corsa va gestita anche con testa ed i fatti gli daranno ragione per la prima esperienza di questo tipo.

Quest’anno ci presentiamo ai nastri di partenza complessivamente meno allenati, ma determinati al completamento del giro con l’obiettivo auspicato, pur non dichiarato, di concludere la prova entro 11 ore.

Salvo imprevisti, nel rispetto dell’evoluzione della corsa e delle reciproche capacità atletiche, decidiamo di fare tutti e tre corsa assieme; purtroppo, durante le preliminari operazioni di partenza dell’alba, Riccardo ha un imprevisto: noi partiamo con il secondo gruppo, alle h. 05.15, lui con il terzo alle h. 05.30.

Dopo aver imboccato e percorso tutta la Val Venosta, in cui pedaliamo regolari in buona parte su percorso ciclabile, attacchiamo il Passo dello Stelvio ( 2.758 m. ) sulle cui prime rampe si concretizza la selezione naturale delle circa 20 unità costituenti il nostro gruppetto di partenza.

Pedalo del mio ritmo sempre in compagnia di Mimmo, superando talvolta qualche atleta partito prima di noi e venendo a nostra volta scavalcati da alcuni atleti più forti; all’uscita dal bosco, a circa 10 km dalla vetta, prende il largo anche lui ed arriva con qualche minuto di vantaggio al punto di controllo posto in cima: ha pure il tempo di fotografare ed ammirare il maestoso paesaggio circostante, paragonabile ad un anfiteatro a cielo aperto.

Nonostante la quota altimetrica elevata, è forte la percezione di calore; durante il ristoro al punto di controllo, ci raggiunge Riccardo, con cui però non ci capiamo e che quindi riparte dopo di noi.

Dopo la planata su Bormio, sempre animata di turisti, s’attacca il Passo Gavia ( 2.621 m. ): verso metà ascesa e dopo aver superato Roland, un simpatico triatleta Meranese partito con il primo gruppo, sopraggiungono e ci superano diversi appassionati a bordo di automobili militari storiche: sapremo poi dall’animato racconto di Riccardo che nel momento del suo passaggio nello stesso punto si sono cimentati in ardite, incaute e pericolose manovre di guida.

In prossimità delle rampe più impegnative Mimmo, finora sempre al mio fianco, inizia ad accusare i morsi dei crampi che lo costringono a rallentare leggermente l’andatura, arrivando al Passo Gavia pochi minuti dopo di me.

Ovviamente, non può mancare qualche fotografia di rito per l’amico che lungo la penisola tanta strada ha percorso per arrivare fin quassù, onorando la trasferta con il giusto tributo.

La veloce e silenziosa pedalata in discesa lungo il versante sud coincide, come sullo Stelvio, con il via vai delle moto dai roboanti motori; scandisco il passo anche sul regolarissimo Passo del Tonale ( 1.884 m. ), che liquidiamo di buona lena sotto la canicola centrale della giornata e dove scambiamo qualche simpatica battuta con i responsabili dell’organizzazione, approfittando anche a piene borracce della fresca acqua sgorgante dalla fontana a fianco del sacrario militare.

Rigenerati nella temperatura corporea, ci fiondiamo a tutta in Val di Sole dove, in prossimità di Fucine, raggiungiamo altri due partecipanti che coinvolgiamo nei cambi regolari fino a Ponte Mostizzolo e che successivamente si staccano sulle prime rampe che conducono a Fondo.

E’ la fase decisiva della corsa e, come gli altri anni quando si raggiunge questa zona, sembra d’essere in una sorta di fornace immersa nei meleti !

I brevi strappi si alternano a tratti in falso piano e, sempre appaiati, optiamo per una veloce sosta idrica in una delle numerose fontane che si trovano in questo tratto di percorso prima d’affrontare il gran finale.

Superato agevolmente anche lo strappo che conduce a Fondo, nella parte centrale degli ultimi 14 km, pur non demordendo accuso leggermente il colpo per essermi alimentato poco negli ultimi 20 km: Mimmo rallenta appositamente rifiutando il mio invito ad aumentare il suo ritmo per raggiungere in lontananza un fuggitivo del mattino; anzi, m’allunga un utile gel che mi consente, in poco tempo, di riprendere a salire con un miglior piglio.

L’ultimo punto di controllo al Passo Palade ( 1.512 m. ) e la velocissima picchiata sul forno crematorio di Lana, suggellano in 11 ore e 2 minuti la prestazione di questi 250 km percorsi; effettuati i conteggi cronometrici dopo l’arrivo, Riccardo conclude la prova in 11 ore e 8 minuti.

Considerazioni e riflessioni.

Che dire, un’altra bella esperienza in terra altoatesina per il sesto Tour d’Ortles conquistato, stavolta condiviso in tre.

Questa prova è sempre tosta e non si può improvvisare: complimenti ad entrambi i compagni di avventura Riccardo e Mimmo, quest’ultimo anche in versione gregario nel finale.

Senza nulla togliere al compagno di mille avventure Riccardo, di cui già conosciamo doti e capacità atletiche, mi ha fatto certamente piacere che abbia partecipato Domenico, “ pilotato “ in avanscoperta su nuove terre ciclistiche dove osano le aquile !

Rispetto agli anni scorsi, decisamente troppe le moto incontrate nel tratto Stelvio - Gavia - Tonale, probabilmente per il raduno organizzato in Valtellina.

Un sincero ringraziamento all’impeccabile ed efficiente staff dell’organizzazione, capitanata dal valente e sempre disponibile Giancarlo, Presidente della Sezione ciclistica dell’ASD Athletic Club Merano.

Un grosso in bocca al lupo al loro socio - atleta Lino, per il miglior recupero fisico possibile !!!

Alla prossima, Andrea

Luglio 2015

* * * * * *

Il Tour d’Ortles per me rappresenta il vero ciclismo. Conosciuto questo incredibile giro ad anello, grazie ad un caro amico, con cui si portava a termine in 10h40’, il periplo di 250km nel 2013. Quest’anno decido di cimentarmi per il mio secondo tour, ricordo vagamente le insidie del percorso, ma con serenità e fiducia posiziono la sveglia alle 03.40 e penso che domani sarà una giornata di sole e fatica, pertanto sarà fondamentale dosare le energie. Parto con il primo gruppo ( 05.00 ), convinto che prima parto, e prima sarò di ritorno, ma questo credo viene subito smentito. A Naturno (a 10km dalla partenza), ci troviamo in due ( il resto del gruppo si era già staccato ), e pertanto mi trovo a pedalare quasi sempre davanti, fino a Prato allo Stelvio, inizio della famosa ascesa, dove realizzo che sarà una giornata in solitaria! Arrivato al primo punto di controllo ( Stelvio - ore: 08.30 ), non accedo al ristoro in quanto era ancora in fase di allestimento e a malapena, tra qualche polemica per l’arrivo anticipato, riesco a strappare il timbro che mi consente di proseguire solo dopo 15minuti. La discesa verso Bormio a quell’ora è “un’autostrada” ( attenzione solo a qualche galleria ), e giunto in paese non colgo al volo l’indicazione per il passo Gavia, chiedendo invano indicazioni ad un gruppo di ciclisti stranieri. Dopo qualche minuto una gentile signora mi indica la strada e da quel momento salgo tutto d’un fiato fino al passo dove timbro alle ore 10.35. Gli organizzatori, incuriositi del mio passaggio a quell’ora, mi fermano bombardandomi di domande “lecite”, mentre io ne approfitto per ricaricarmi al ristoro in vista della prossima ascesa. Nel frattempo, spero che qualche partecipante arrivi dalle retrovie ma nulla da fare. Inizio il tratto più difficile di tutto il percorso, ovvero la discesa dal passo Gavia ( verso Ponte di Legno ), discesa resa difficile dalle condizioni del manto stradale e dall’intenso traffico. Il passo Tonale è una parentesi che si conclude in modo agevole, anche se presto realizzo che viste le alte temperature non bisogna dar per scontato nessun giro di pedale! Timbro al passo Tonale alle ore: 11.00 e non mi rimane che scendere, anche se è risaputo che affrontare la Val di Sole in solitaria potrebbe essere negativamente micidiale in vista dell’ultima non faticosa ma lunga ascesa al Passo Palade. Raggiungo la località nota come Ponte di Mostizzolo a fatica, e alla prima fontana immergo i piedi che in quel momento stavano “bruciando”. Fino a Fondo, una lenta agonia, poi la salita è regolare e cerco di mantenermi su un ritmo discreto ma regolare. Svallico alle ore 14.45 circa, e da lì, dopo aver scambiato un paio di battute con gli organizzatori, lascio la bici andare verso il traguardo di Merano. Concludo questa avventura ( la definerei così, visto l’assenza di compagni a seguito ), in 10h05’, stanco ma immensamente felice, frutto di una corsa di gambe e soprattutto di testa, dove sono rimasto da solo e quindi con la necessità di combattere con le mie uniche forze.

Alla domanda, la rifarebbe?!? Risponderei SI… è vero che è richiesto allenamento per affrontare questa rando, ma vi confermo che il prezzo della fatica è pienamente ripagato dai paesaggi, dalla natura e dalla qualità e impegno delle persone che ogni anno credono in questa manifestazione.

Alla prossima, Luca

* * * * * *

Io ho deciso di partecipare solo nell’ultima settimana non mi sentivo pronto di affrontare un’impresa per via degli allenamenti che ho fatto 2h30’/3h scegliendo la qualità alla quantità facendo solo un lungo da 190km 10 giorni prima ma un pensiero mi tormentava…. “SIATE FOLLI” (Steve Jobs). Sentito Andrea per un consiglio mi diceva “proviamo sono anche io indietro con gli allenamenti mi interesso io per iscrizione ed alloggi” a quel punto non restava che andare. Andrea ha descritto in modo impeccabile il giro ma io sul Gavia ero in piena crisi in più ho avuto i crampi al vasto mediale poi ho gestito e tutto è tornato nella normalità. Sono contento di aver partecipato ma ancora di più di averla fatta con Andrea un vero cagnaccio!!! 6 tour d’Ortles il suo biglietto da visita e di aver conosciuto Riccardo e Luca, al prossimo anno.

Un abbraccio, Mimmo

* * * * * *

Quando a metà giugno circa Andrea mi chiede la mia disponibilità definitiva ad effettuare il tour dell' Ortles, gli rispondo positivamente, accantonando la preoccupazione per il non ottimale stato di forma. Essere nonno è molto gratificante, ma comporta qualche rinuncia in termini di allenamento !

Quest'anno, anziché Tiziano, sarà della partita Mimmo, un simpatico amico di Andrea che si rivelerà ciclisticamente tosto. Mi stimola l'idea di confrontarmi con lui, ma un contrattempo dell'ultimo minuto mi costringe a partire 15' dopo, col gruppo successivo al suo. Pedaliamo compatti fino a Silandro, quando il primo accenno di salita ci fa rimanere in tre fino ai piedi dello Stelvio, dove raggiungiamo altri ciclisti.

Questo passo mi piace assai, soprattutto da questo versante, e per la sua maestosità e per la regolarità dell'ascesa che mi fa esprimere al meglio le mie potenzialità ! Infatti al controllo ritrovo Mimmo e Andrea, anche se loro sono già in partenza. Discesona e avvicinamento al Gavia in salita che percorro senza problemi; soffro invece sulle discontinue rampe del passo; fatica accentuata anche da fattori esterni : tantissime moto che in folti gruppi vanno a velocità elevate, tagliano le curve e si sorpassano anche nei punti più stretti ! E c'è pure una colonna di mezzi militari d'epoca ( ne ho contati ben 27) che arrancano in salita e in certi casi devono manovrare sui tornanti !

Il Tonale fatto a mezzogiorno si rivela ostico più per le temperature che per le pendenze.

Al ristoro trovo finalmente alcuni compagni di viaggio che mi consentiranno di percorrere la val di Sole in compagnia, frazionando così gli sforzi. E' invece la ricerca di acqua fresca l'imperativo per salire a Fondo e affrontare poi il Palade, che rivedo con ochi diversi rispetto allo scorso anno: non fosse che è l'ultimo, non sarebbe male: ombreggiato, pendenze modeste e una galleria super illuminata !

Dal suo valico scendo a manetta con un compagno occasionale, certo Gerard di Lana, che mi aiuterà a non sbagliar strada a Merano. E grande sarà la soddisfazione di concludere uno splendido tour in 11 h 08' che ogni volta riserva grandi e diverse emozioni.

Riccardo
 
 


 


Passo Dello Stelvio
Passo Gavia
Passo Gavia
Passo Gavia

venerdì 19 giugno 2015

Scala di BORG cr10

LA SCALA DI BORG RAPPRESENTA UN METODO MOLTO SEMPLICE PER VALUTARE LA PERCEZIONE DELLO SFORZO DA PARTE DELL’ATLETA. UN UTILE STRUMENTO CHE VI SPIEGO COME UTILIZZARE …
La “scala” di questo articolo prende il nome dal suo ideatore Gunnar Borg professore emerito in Percezione e psicofisica presso l’istituto di psicologia dell’università di Stoccolma; sto facendo usare ai podisti che seguo, questo metodo di valutazione dell’allenamento con risultati decisamente positivi e questo è il motivo per cui voglio spiegare la sua utilità.
Per capire con esattezza il motivo per cui è giusto utilizzare la scala di Borg per valutare i propri allenamenti dobbiamo prima di tutto capire la differenza che esiste fra sensazione e percezione. “La sensazione è un processo passivo che porta le informazioni dal mondo esterno al cervello”. “La percezione è invece il processo attraverso il quale viene dato un senso alle informazioni che sono state registrate nel sistema sensoriale”. Queste definizioni sono di F.M. Impellizzeri, M. Franchini, C. Castagna, S.M. Martora (2009).
Il prof. Borg dopo una ventina d’anni di studio pubblicò una prima scala denominata RPE ovvero Rating of Perceived Exertion, all’inizio gli studi di Borg si focalizzarono sulla valutazione della percezione dello sforzo relativo al massimo consumo di Ossigeno (VO2max) ed alla frequenza cardiaca. In un primo momento la RPE si basava su 15 punti di percezione dello sforzo, con una numerazione che andava da 6 a 20, e teneva conto anche della percezione del lattato ematico, del dolore muscolare ( J.Buckey, R. Eston 2010). Poi Borg affinò i suoi studi arrivando ad indicare i punti di percezione dello sforzo da 0 a 10 elaborando la CR 10 ( Category Ratio scale CR 10


La scala che vediamo tiene in considerazione la sensazione di fatica derivante dal lavoro respiratorio, dai dolori muscolari ed articolari e della temperatura corporea. Non tiene conto delle variazioni della frequenza cardiaca, del consumo di ossigeno e del lattato sia muscolare che organico, quindi ben si presta a valutare anche se in modo non certamente esatto, gli effetti di determinati tipi di allenamento.
I podisti che imparano a gestire la percezione dello sforzo durante l’allenamento o la gara si arricchiscono di un importante forma di sensibilità che gli permette di gestire il livello di affaticamento. Con l’uso della scala di Borg è possibile prevenire i problemi legati al SUPERALLENAMENTO. I segnali che devono far capire che l'organismo è in superallenamento oppure che si sta entrando verso un periodo sono:
  • ·         AUMENTO DELLA FC AL MATTINO
  • ·         DIFFICOLTA’ A RAGGIUNGERE ELEVATI LIVELLI DI FC DURANTE L’ALLENAMENTO
  • ·         ECCESSIVO CALO DI PESO
  • ·         PERDITA DELL’APPETITO
  • ·         DIFFICOLTA’ DI RECUPERO FRA LE VARIE SEDUTE DI ALLENAMENTO
  • ·         ECCESSIVI DOLORI MUSCOLARI
  • ·         ECCESSIVA RIGIDITA’ MUSCOLARE
  • ·         TENDENZA ALLA DEPRESSIONE
  • ·         ANSIA
  • ·         IRRITABILITA’



Facciamo un esempio: se un podista è abituato a correre il lento a 5’00” a km con percezione dello sforzo di 2 ovvero quella corretta, qualora a parità di velocità la percezione della sforzo dovesse essere di 5 significa che la fatica è eccessiva, quindi è un campanello d’allarme che consiglia prima di tutto di correre ad andatura più lenta e cercare la causa del problema verificatosi.

L’utilizzo della scala di Borg permette un più costruttivo rapporto di collaborazione fra podista ed allenatore. Non solo, ma l’allenatore potrà capire il livello di sopportazione di fatica anche mentale del podista, di conseguenza adattare l’allenamento e soprattutto procedere con gradualità nella somministrazione dei carichi di allenamento di intensità medio/alta in modo da non spaventare il podista impedendogli di esprimersi nel modo migliore possibile.

venerdì 13 marzo 2015

MF Ancona Kemo


8 marzo 2015, Ancona – E’ andata in archivio la prima edizione della Granfondo Città di Ancona - Kemo. La manifestazione, erede della Granfondo del Conero, è stata organizzata ad Ancona dal Pedale Chiaravallese del presidente Giulio Cardinali e ha richiamato oltre 900 ciclisti, che sono venuti da diverse regioni italiane per partecipare a questa festa anconetana della bicicletta. Dopo la partenza di coloro che avevano scelto il via alla francese, alle ore 9.00, come da programma, gli agonisti si sono lanciati in quest’avventura, che prevedeva due percorsi: uno di 130 e l’altro di 90 chilometri. Tracciati che hanno portato i partecipanti a pedalare nelle terre del Verdicchio, tra splendide colline e località ricche di arte, storia e cultura. Prima della divisione tra i due percorsi in fuga vanno Giuseppe Corsello della Gianluca Faenza Team e Giordano Mattioli del Team Monarca Trevi. Alla divisione, posta al chilometro 23, Corsello opta per il lungo, mentre Mattioli sceglie il corto. Nel percorso lungo Corsello viene ripreso da un plotone forte di oltre 100 unità. Pedalata dopo pedalata il gruppo si va assottigliando e poi a Cingoli attaccano Giampaolo Busbani della Giuliodori Renzo Zeppa Bike, Davide D’Angelo del Team Terenzi e Samuele Scotini della Cicli Copparo. Al comando restano poi Busbani e D’Angelo. Nel finale le carte si rimescolano e l’epilogo è allo sprint, disputato da un manipolo di uomini. A vincere è Davide D'Angelo del Team Terenzi, che è di Penne (Pe). Secondo Giampaolo Busbani della Giuliodori Renzo Zeppa Bike e terzo Tommaso Elettrico del Legend-Factory-Miche. In campo femminile successo per l’aquilana Chiara Ciuffini dell’Infinity Cycling Team, davanti a Barbara Lancioni della Somec-Mg.K Vis-Lgl e ad Elena Cairo dell’As Roma Ciclismo. Nel percorso corto a Mattioli si aggiungono altri atleti. Il drappello viene poi ripreso a 19 chilometri dall’arrivo da un folto gruppo di inseguitori. Nel finale le carte si rimescolano e l’epilogo è in volata ristretta, che viene vinta da Alfonso D’Errico del Gc Melania, che è di San Severo (Fg). Sul secondo gradino del podio sale Emidio Curti del Gs Studio Moda e sul terzo Stefano Borgese del Centro fai da te Cycling Team. In campo femminile successo per Marika Passeri della Cavallino Asd Specialized, che è di Montefalco (Pg). Seconda Marica Tassinari del Team Passion Faentina e Lorena Zangheri del Gc Melania. Tra le società successo per la Giuliodori Renzo Zeppa Bike davanti all’Idromarche Team e alla Nuova Pedale Civitanovese.

martedì 3 marzo 2015

MKG CYCLING TEAM 2015


Schieramento MKG CYCLING TEAM 2015 da sinistra: Pavone Siglio, Fidanza Marco, Iuvinale Nicola, Perpetuini Carlo, MISS Cerqueta Veronica, Leoni Massimiliano, Centurame Francesco, Iuvinale Gabriele, Di Domenico Giancarlo, Battaglino Andrea, Colleluori Marco, Cascianelli Marco, Pizzica Lorena, Mantovani Fabio, io